Aug 08, 2023
Queste campane italiane sono sopravvissute ai nazisti, alla guerra e al Medioevo
"Le mani non servono solo per scrivere e mandare messaggi, ma per creare", dice Pasquale Marinelli, un artigiano di campane in Italia. Pasquale e suo fratello Armando rappresentano la 26esima generazione di una famiglia che è stata
"Le mani non servono solo per scrivere e mandare messaggi, ma per creare", dice Pasquale Marinelli, un artigiano di campane in Italia. Pasquale e suo fratello Armando rappresentano la 26a generazione di una famiglia che sin dal Medioevo produce campane fatte a mano. Versando metallo liquido bollente in stampi accuratamente progettati, i due sudano sopra braci ardenti, lavorando con 10 secoli di conoscenza per diffondere un rintocco medievale in tutto il mondo.
Naturalmente, tale lavoro storico viene svolto in un'antica città chiamata Agnone. Situato nell'isolata e aspra regione meridionale del Molise, in Italia, il tranquillo villaggio di pietra si trova esattamente in una valle montuosa, dove verdi colline si intrecciano l'una nell'altra come onde e botti di fieno punteggiano la terra come gocce d'oro. È qui, in bilico in cima a uno sperone roccioso, che troverai i due fratelli che lavorano nella Pontificia Fonderia di campane Marinelli, che, non a caso, è la più antica azienda a conduzione familiare in Italia e tra le più antiche del mondo.
I Marinelli producono campane di bronzo artigianalmente almeno dall'XI secolo, anche se i ritrovamenti archeologici nei vicini monasteri benedettini suggeriscono che l'artigianato dei Marinelli potrebbe risalire al IX secolo.
"Le stesse tecniche e gli stessi modelli, dalla A alla Z, sono rimasti gli stessi negli ultimi 1.000 anni", osserva Armando. "Deviare a questi metodi tramandati di generazione in generazione significa chiudere la porta a 1.000 anni di storia... Questa storia ci è stata data ed è nostra responsabilità tramandarla."
La famiglia non è in grado di trovare una data esatta per l'origine della propria attività, ma si è stabilita intorno all'anno 1.000 d.C. presso il loro antenato Nicodemo Marinelli, del quale possiedono documenti storici. È documentato che questo Marinelli “originale” realizzasse campane in un'epoca in cui lo strumento sonoro aveva un ruolo maggiore, addirittura primario, nella società. “Le campane sono state i primi mass media. Annunciavano i momenti salienti della giornata: chiamare la gente al lavoro, pranzare, tornare a casa dal lavoro. Erano un modo per raccontare l'ora, per avvisare la gente”, nota Pasquale.
Per quasi tutta la sua storia, la fonderia e i suoi artigiani furono mobili, spostandosi per forgiare campane ovunque ce ne fosse richiesta. “Eravamo come nomadi – spiega Armando – vivendo per mesi fuori casa lungo i tratturi, che erano come le autostrade dell'antichità. Sono stati fondamentali per la nostra gente e ci hanno permesso di spostarci nel Paese”.
Armando ha sancito l'unico vero cambiamento nella lunga e inamovibile storia della famiglia. Quando ne subentrò nel 1981, dopo la morte improvvisa del padre Ettore, artista della fonderia, decise che le campane sarebbero state forgiate solo all'interno delle mura della fonderia. Le tecnologie emergenti, come la possibilità di spedire facilmente prodotti su grandi distanze, hanno eliminato la necessità di viaggiare.
La fonderia ottenne la patente pontificia nel 1924 da Papa Pio XI. Ma essendo un'attività antica, anche la fonderia ha vissuto la sua parte di difficoltà. Durante la seconda guerra mondiale, le truppe naziste sequestrarono molte delle campane storiche della famiglia e le fusero per creare palle di cannone. Il nonno dei fratelli riuscì a seppellire sottoterra alcune delle campane più importanti dell'azienda, che furono poi recuperate dopo la guerra, anche se Armando sospetta che ce ne possa essere ancora una manciata dimenticata sotto la terra del paese.
Poi, nel 1950, un incendio distrusse la fonderia, rasa al suolo e distruggendo molti dei suoi documenti storici secolari. La famiglia fu costretta a trasferirsi in un granaio del XIX secolo in quella che allora era la periferia della città, dove risiede ancora oggi. Qui, il sole penetra attraverso le piccole e alte finestre dell'edificio per creare definite colonne di luce obliqua che illuminano la fonderia in un gioco di chiaroscuri stile Caravaggio.
Una campana Marinelli è realizzata con tre tazze impilate l'una nell'altra: immaginale come bambole russe che nidificano. La prima coppa, detta “anima”, è la parte interna della campana ed è realizzata sovrapponendo frammenti di mattoni e avvolgendoli insieme con spago di ferro. Questo viene spalmato in uno spesso strato di argilla, poi cera e poi ancora altra argilla per creare la seconda coppa, chiamata "falsa campana", che alla fine verrà distrutta per far posto al prodotto in bronzo. All'interno di queste due strutture vengono versati carboni ardenti per cuocere l'argilla e sciogliere la cera dall'interno.